FESTIVAL FOTOGRAFICO EUROPEO, SEI AUTORI IN MOSTRA A PALAZZO LEONE DA PEREGO DAL 18 MARZO
Pubblicato il 17/03/2023
Si apre sabato 18 marzo a Palazzo Leone da Perego la tappa legnanese dell’undicesima edizione del Festival Fotografico Europeo. Curato da Claudio Argentiero e organizzato in collaborazione con l’Archivio Fotografico Italiano e con il patrocinio della Commissione Europea, della Provincia di Varese e delle Amministrazioni comunali di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza, il festival ha come fine la promozione della fotografia d’autore, sia storica sia contemporanea, attraverso percorsi visivi articolati e aperti alle diverse esperienze espressive. Molti sono gli autori a confronto, dai fotografi emergenti, italiani e provenienti da diversi Paesi del mondo alle firme già celebri dell’obiettivo, come quelle che il pubblico potrà ammirare nelle sale di Palazzo Leone da Perego. A cominciare da Romano Cagnoni che, con “War and Humanity”, racconta la condizione umana all’interno di guerre e conflitti dal Sudamerica ai Balcani, dal Medio all’Estremo Oriente. Mario De Biasi con “Viaggio dentro l’isola”, è testimone con le sue fotografie, scattate tra 1955 e 1974, della Sardegna tra paesaggi e squarci di vita vissuta di un mondo a noi, insieme, vicino e lontano. A Marco Garofalo, con “Energy Portraits”, è affidato il compito di contribuire alla comprensione della complessità del mondo contemporaneo attraverso il tema dello sviluppo sostenibile, del nuovo corso che l’umanità è chiamata ad affrontare, ma anche della vita di chi è nell’impossibilità di accedere ai servizi energetici di base. Altre sale ospitano i lavori di Tomasz Tomaszewski con “Gypsies different people just like us”, il suo reportage su un popolo, quello rom, che non ha uno Stato, ma che vive dispersa in quasi tutto il mondo, stabilendo comunità vivide e uniche che mantengono con orgoglio costumi e tradizioni, e di Beniamino Pisati che, con “Lassù”, porta il visitatore in Valtellina, nel cuore delle Alpi tra pascoli e alpeggi. Chiude il percorso Giulio Di Sturco; a lui è lasciato il compito di narrare con “Ganga Ma” gli effetti devastanti dell’inquinamento, dell’industrializzazione e dei cambiamenti climatici sul fiume Gange; foto che propongono una riflessione sulle devastanti conseguenze della produzione agricola intensiva, dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione lungo le sue rive e, più in generale, sui fiumi e sui mari del pianeta.
A piano terra sono esposti sei lavori di Giovanni Sesia realizzati a partire da fotografie d’epoca scattate a pazienti dei manicomi della Lombardia. Sesia, nato a Magenta nel 1955, si è accostato alla fotografia quale mezzo tecnico da affiancare al linguaggio fotografico.
Come ogni anno il Festival è arricchito da una serie di eventi collaterali per affrontare e approfondire temi e aspetti della fotografia con esperti. Il calendario si compone dei seguenti appuntamenti, sempre a Palazzo Leone da Perego:
Giovedì 6 aprile alle 21, incontro con il fotografo Maurizio Galimberti – Instant Artist, per la presentazione del suo ultimo libro, “Il mosaico del mondo. La mia vita messa a fuoco”.
Giovedì 13 aprile alle 21, incontro con il giornalista Toni Capuozzo, che dialogherà su fotogiornalismo e informazione e presenterà il libro: “Giorni di guerra. Russia e Ucraina, il mondo a pezzi”. Al termine visita guidata alle mostre con il curatore.
Sabato 15 aprile ore 16, “Immagini – aneddoti – racconti”, incontro con il fotografo Ferdinando Scianna per una conversazione sul ritratto con il giornalista Carlo Ottaviano.
Domenica 16 aprile ore 17.30, incontro “Fotografia ed editoria – Ambiente, Energia, Identità, Territorio” con due fotografi e le loro proiezioni: Valentina Tamborra, “Skrei– il viaggio” e Marco Garofalo, “Energy portraits”. Al termine visita guidata alle mostre
Sabato 22 aprile ore 16, seminario di Sandro Iovine, “Il portfolio, quello sconosciuto”, ossia teoria e pratica, come occasione di crescita per una consapevole presentazione del proprio lavoro di ricerca e professionale. Al termine visita guidata alle mostre.
Di seguito il profilo degli autori delle mostre:
Romano Cagnoni (Pietrasanta, 1935-2018). Fotografo riconosciuto come uno dei più rappresentativi del ventesimo secolo, famoso per i lavori di documentazione di guerre e conflitti in ogni parte del mondo. I suoi scatti, che raccontano la condizione umana in aree di crisi, sono finiti spesso sulle prime pagine dei giornali e sulle copertine dei più importanti magazine europei e statunitensi. Nativo di Pietrasanta, cominciò a guadagnarsi il pane come fotografo, tra le spiagge e gli studi di scultura, per poi trasferirsi a Londra nel 1958. Ha documentato la guerra civile in Nigeria, il Cile di Allende, il ritorno di Peron in Argentina, il conflitto in Israele, l’Irlanda del nord, l’Afghanistan. Molti reportage li svolge pericolosamente, da clandestino, come a Dakka chiusa ai giornalisti durante la guerra del Bangladesh, in Afghanistan durante l'occupazione russa e in Polonia nel 1981, dove fotografa di nascosto gli inavvicinabili soldati dell'Armata Rossa. La guerra nella ex Jugoslavia la affronta con il banco ottico per mostrare le conseguenze nel territorio martoriato, e partirà per la Cecenia, nel 1995, riuscendo a installare uno studio di posa a Grozny per fare il ritratto dei guerriglieri che si oppongono all’armata sovietica. Nel 2015, con il Medio Oriente che si incendia sempre più, insieme a sua moglie Patricia parte per Kobane, la città siriana occupata dall’Isis e appena liberata. Romano Cagnoni ha realizzato nella sua carriera 50 mostre personali, ha ricevuto molti premi e pubblicato 16 libri. Scompare il 30 gennaio 2018.
Mario de Biasi (Sois, Belluno, 2 giugno 1923 – Milano, 27 maggio 2013) La sua prima personale è del 1948, passa al professionismo nel 1953 entrando nella redazione del periodico Epoca. Per questa rivista realizza, in un arco trentennale, centinaia di copertine e innumerevoli reportages in ogni parte del mondo compreso lo sbarco sulla luna dell’apollo 11. Svariati i suoi workshop su come fotografare la natura attraverso un’osservazione ravvicinata e sul reportage. Numerosi i premi di cui è stato insignito. La sua foto “Gli italiani si voltano” è stata esposta, sempre nel 1994, al Guggenheim Museum di New York. Il leggendario fotoreporter oltre che maneggiare con disinvoltura le macchine fotografiche era altrettanto abile con i pennarelli colorati grazie ai quali trasferiva la sua creatività su fogli e carta riciclata, allegri ed espressivi soggetti al servizio anche dell’industria della ceramica, compresa la Cerasarda di Olbia. Muore a quasi novant'anni il 27 maggio 2013, dopo aver ricevuto il Premio alla carriera dall'AIF nel febbraio 2013.
Marco Garofalo, nato nel 1976 a Milano, ha cominciato a lavorare nel campo della fotografia 20 anni fa per moda e pubblicità. Si è dedicato in seguito ai reportage di stampo socio-culturale per oltre 15 anni muovendosi principalmente fra Milano e il continente africano e intraprendendo una personale ricerca capace di coniugare fotografia e letteratura. Dopo aver lavorato per 5 anni nello staff dell’agenzia Grazia Neri adesso è un freelance. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle più importanti riviste italiane ed internazionali ed esposti nelle gallerie più prestigiose. Fra questi “La città che sale”, sulle trasformazioni di Milano in vista di Expo 2015, “Il sogno cinese” sulla trasformazione urbana di Pechino e Shangai, “Urban DOC” sui giovani rapper delle periferie.
Giulio Di Sturco, nato a Roccasecca nel 1979, vive e lavora tra Londra e Arles. Ha studiato presso l'Istituto Europeo di Design e Arti Visive di Roma prima di trasferirsi in Canada e poi in India, dove ha trascorso cinque anni a perfezionare il suo vocabolario visivo. La sua ricerca si concentra principalmente sulla società del futuro, alla luce dei cambiamenti ambientali e dell’evoluzione tecnologica in atto. Di Sturco collabora con numerose testate internazionali. Tra i suoi riconoscimenti ricordiamo tre premi World Press Photo, i Sony Photography Awards, i British Journal of Photography International Awards e due Getty Grant. Il suo progetto Athropocosmos è stato selezionato dalla Biblioteque Nationale de France per entrare a far parte della collezione permanente. Le sue opere sono state esposte in festival e gallerie di tutto il mondo e sono state acquisite da collezioni private.
Tomasz Tomaszewski, nato a Varsavia nel 1953, è specializzato in fotografia giornalistica e le sue foto sono state pubblicate sui più importanti magazine, quotidiani e riviste di tutto il mondo tra cui National Geographic Magazine, Stern, Paris Match, GEO, New York Times, Time, Fortune, Elle, Vogue. È anche autore di numerosi libri, tra cui Remnants: The Last Jewish of Poland, Zingari: gli ultimi; Alla ricerca Dell’America, Al centro, Sorprendente Spagna, e ha coillustrato oltre una dozzina di opere collettive. Ha tenuto numerose mostre personali negli USA, Canada, Israele, Giappone, Brasile, Madagascar, Paesi Bassi, Germania, Francia, Spagna, Italia, Indonesia e Polonia. Ha ricevuto numerosi premi polacchi e internazionali per la fotografia. Tomaszewski insegna fotografia in Polonia, Stati Uniti, Germania e Italia.
Beniamino Pisati, classe 1977 e originario di Milano, vive tra la Valtellina e l’Oltrepo? Pavese e lavora come fotografo professionista freelance. È specializzato in reportage geografico con all’attivo oltre centocinquanta viaggi in diverse aree del mondo. Collabora attivamente con riviste e agenzie del settore, dal 2009 organizza workshop di fotografia di viaggio in Italia e all’estero. Sono diversi i riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti tra cui due volte il primo premio al Travel Photographer of the Year nella categoria portfolio. Da oltre 10 anni sta documentando lo stretto rapporto tra uomo e ambiente negli alpeggi della Valtellina.
La mostra a Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10) è aperta dal 18 marzo al 25 aprile. Gli orari di visita sono: sabato, domenica e festivi: 10.00 - 12.30 – 15.00 – 19.00. La mostra resterà chiusa il 9 aprile, domenica di Pasqua. Visite guidate gratuite su prenotazione ai seguenti recapiti: T 0331-471575/578 – e-mail: segr.cultura@legnano.org e ufficio.cultura@legnano.org .